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2016-05-21
FESTA DELLA TRINITA'


Trinità vo’ cercando

Cresce il desiderio di conoscere di più. Come ai tempi dei grandi Concili antichi la gente in strada parla di Chiesa e di fede. Un barista esce dal locale per invitarmi a prendere un caffè; ha un grappolo di domande: sull’elezione dei vescovi, del papa, sul cardinale tale e tal’altro. Chissà se negli anni attorno al Concilio di Nicea nel 325, in strada si parlava di Dio Trinità con linguaggio teologico o con battute da strapazzo; se attorno al 451, nei pressi di Calcedonia dov’erano i vescovi radunati a concilio, si parlava dell’umanità e della divinità di Cristo in termini corretti. Certamente se ne discuteva con interesse, come di una cosa che c’entrava con la storia e con la vita, perché se Gesù è Dio, ci può salvare; ma solo se è anche uomo, ci salva davvero.
Le discussioni teologiche c’entrano con la vita. E’ accaduto nuovamente con il Concilio Vaticano II: la gente comune ha cominciato a maneggiare termini come popolo di Dio, storia della salvezza, mistero pasquale, e non solo. E oggi? Le questioni in voga sembrano ridursi alla contesa tra innovatori e tradizionalisti, tra pastoralisti e curiali, e si ragiona di schieramenti ricopiando gli schemi della politica. In modo oscuro o consapevole, la Chiesa c’entra con il destino del mondo e con la vita di ciascuno. Al di là dei misteri di cui parlano i giornali, si intuisce un Mistero che ci appartiene e a cui apparteniamo.

Pur se la faceva Kant, l’affermazione è sbagliata: “Dal dogma della Trinità, preso alla lettera, non si potrebbe assolutamente ricavare nulla… Che dobbiamo onorare tre o dieci persone della divinità, non si può trarre, da questa differenza, alcuna regola diversa per la condotta della vita”. L’onda lunga del grande protagonista dell’illuminismo ha permeato di aridità la formula del catechismo che proclamava ‘un solo Dio, essere perfettissimo’ e ha invaso di scetticismo tante omelie, arenate sulla riva di un ‘mistero difficile’. A Kant avrebbe potuto rispondere Origene, il più grande erudito dei primi secoli cristiani: “La formula battesimale trinitaria è la triplice fune che non si spezza, alla quale è sospesa tutta la Chiesa, che in essa ha il suo sostegno”. La Chiesa continua a credere in un solo Dio in tre persone, fondamento della realtà e principio vitale della persona e della società. Nei secoli delle controversie trinitarie, imperatori e capi ‘cristianizzati’ appoggiavano l’arianesimo. Perché? L’arianesimo, eliminando la divinità del Figlio di Dio e abolendo la struttura trinitaria, faceva del Dio solitario il patron del potere assoluto. Ma Dio non è così. La Trinità è fondamento di ogni relazione. La persona umana, creata ‘a immagine e somiglianza’ del Dio trinitario, come ricorda Sant’Agostino, è costituita di intelligenza e amore. L’unico Dio non è un sasso, ma una catena montuosa: il Padre realizza la propria immagine nel Figlio Unigenito e lo ama nel flusso dello Spirito Santo. San Giovanni Damasceno immagina le relazioni delle persone divine come una danza, quasi al modo dei danzatori di Matisse; un circolo fantastico di persone che ‘danzano in cerchio’; talmente unite da costituire un Dio solo; talmente diverse da proiettarsi l’una verso l’altra in un vortice di conoscenza e di amore. La realtà creata sgorga dalla sovrabbondanza divina, libero dono del ‘Signore che dà la vita’. L’universo è intrecciato di relazioni che si svolgono a vari piani, da quello chimico-fisico a quello umano-spirituale; dal turbinio dell’atomo all’espansione delle galassie. Assai più la comunione immerge persone, famiglie, comunità, nel mare divino dell’amicizia e dell’amore, in un cerchio che si dilata senza confine. Il Figlio di Dio si fa uomo portando a compimento l’immagine divina per il singolo e l’umanità. La perdita della ‘fede trinitaria’ non immiserisce soltanto la nostra immagine di Dio, ma inaridisce la conoscenza dell’uomo e ne appiattisce lo slancio vitale in un’uguaglianza che spegne ogni originalità. Il respiro trinitario allarga il panorama della conoscenza e dell’amore, accoglie e valorizza la differenza nel circolo dell’unità, apre alla primavera di una vita ‘che sempre sgorga e sempre rifluisce’.

Qualche amico replica al paragone proposto tra Kant e Origene circa la Trinità, e fa sprizzare qualche raggio di luce sul Mistero. Ecco una prima annotazione: “Se siamo sua immagine e somiglianza, resta da capire cosa di ciascuna delle tre Persone della Trinità c’è in noi, non solo in teoria, ma nella vita di tutti i giorni. La descrizione proposta descrive la Trinità per sensazioni, allo stesso modo con il quale i pittori impressionisti trasmettevano emozioni con tratti di pennello e non con una fedele riproduzione della realtà”. La seconda: “La qualità relazionale della Trinità diventa fondamentale per il vivere dell'uomo. Non è comprensibile una vita umana al di fuori della relazione con le cose e le persone, al di fuori dell' intelligenza e dell'amore, che non sono separati: l'intelligenza è amorevole e l'amore è intelligente”. Una terza persona nota che “La relazione è nella nostra fede elemento fondante perché si basa su un incontro capace di cambiare la vita e di dare un senso al perché della nostra esistenza”. Più descrittivo e analitico un altro intervento: “Da ragazza ho chiesto a un sacerdote cosa fosse lo Spirito Santo e come potevo collocarlo nella mia esperienza umana. Sapevo benissimo cos'è un padre, cos'è un figlio, ma questo ‘Spirito’ non riuscivo a comprenderlo. Il sacerdote che conosceva la mia storia di giovane innamorata mi disse: "Tu puoi toccare, vedere, rendere tangibile il sentimento che è nato tra te e il tuo ragazzo, l'amore che alita da te verso di lui e da lui verso di te, che ti fa credere, fidarti di lui al punto di mettere nelle sue mani tutta la tua vita? Dio Padre ama Gesù il Figlio e il Figlio ama il Padre di un amore grande, un amore Divino ed è quest'Amore che si è fatto Persona…”.
“La Chiesa – dice l’ultimo intervento - ci accompagna di festa in festa e di anno in anno a ripetere gesti, letture, preghiere e riflessioni. Come bambini ci svezza e ci fa ripetere formule sempre uguali, finché non ce ne viene donata la grazia, così che le parole ripetute e risentite tante volte diventano carne! Ed è partendo dalla realtà in cui siamo che la grazia ci fa cogliere i misteri più alti e non soltanto il pensiero. Ho trovato bella l'immagine di Matisse! La Trinità è un dinamico esubero di Amore!”


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