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2014-03-07
Il terreno della QUARESIMA
Il terreno della Quaresima è un campo sterrato e irrigato nel quale sono piantate diverse seminagioni. La liturgia vi ha tracciato il suo sapiente percorso, fatto di gesti e parole, di suggerimenti personali e comunitari, di giorni e settimane e persino di ore. Le domeniche, con le grandi letture tratte dalla storia del popolo di Dio e i Vangeli ricchi di personaggi salvati dalla misericordia di Gesù e di immagini di penitenza e splendore; i venerdì ritmati dai passi della Via Crucis, seguita con fedeltà dalle persone anziane e riscoperta dai bambini; alle tre del pomeriggio, un rintocco lento di campana ricorda l’ora della morte del Signore. C’è ancora un popolo, sottile come dimensioni, ma intenso come attenzione e dedizione, che guarda il suo Signore e si lascia attrarre da Lui contemplandolo nella preghiera, nel silenzio, nell’adorazione. Qua e là vedi spuntare la pianta della carità, discreta come dice il Vangelo, ma vera e preziosa, fatta di presenze cordiali, di gesti attenti, di premure e iniziative inattese. La Quaresima è un tempo nel quale il Signore ci salva con la sua povertà. E’ il richiamo, strano eppure così evidente, che viene da Papa Benedetto. Gli fa eco il vescovo Adriano che ricorda la ‘frequentazione ai Sacramenti, a questi poveri mezzi nei quali Cristo si dona a noi’. Che cosa c’è di più umile dell’acqua con la quale battezziamo i bambini e veniamo aspersi nella benedizione; che cosa di più povero del pane che diventa Eucaristia; che cosa di più semplice del segno di croce con il quale il sacerdote ci perdona i peccati, ci dona la grazia dell’amicizia con Gesù e la pace del cuore? Anche l’olio che unge la fronte e le mani annuncia in un breve gesto la benevolenza del Signore che va a trovare a casa – uno per uno - anziani e malati. Il grande campo della fede si allarga a tutta la vita e ne comprende tutte le dimensioni, fino a estendersi al mondo della contesa e della guerra, della fame e della sete. Attraversa anche quegli ‘orientamenti innovativi’ che tendono a deformare l’anima, a sovvertire la famiglia, a pervertire l’educazione dei giovani e dei ragazzi. Impareremo ad addestrarci per una battaglia campale nei confronti del mondo e dei suoi ammiccamenti? Il nostro tesoro è più prezioso: va vissuto e trafficato; è una perla che non va gettata, ma contemplata e goduta nell’intera sua bellezza. Chi può contraddire un volto lieto, una famiglia bella, una comunità ricca di intesa, una fede vissuta, una carità che mai si arrende?

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