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2014-08-30
ESTATE
GENERARE BELLEZZA
Gli amici si rimpallano l’espressione che più è risuonata nel bel mezzo dell’estate: “Che bellezza!”. E’ esplosa disegnando con il dito nell’aria i netti contorni della cresta dei monti che digradano tutt’intorno alla Marmolada e risplendono in vetta nel chiarore della neve fresca caduta appena l’altra notte. Il gruppo delle famiglie in vacanza si compatta in un coro di varie voci per i canti di montagna, inevitabilmente conclusi con ‘La ceseta de Transaqua’: “Mi te vardo e me sento il cuor contento, oh”. Lo sguardo indugia sui volti delle persone, ben delineati sullo sfondo dei monti: “Che bellezza!”. Qualche giorno dopo la compagnia si estende nelle varie correnti che invadono i padiglioni del Meeting di Rimini, dove la bellezza viene a frastagliarsi come i raggi di sole sul mare in tutte le ore del giorno. Balugina sulla spiaggia e risplende nel rossore dell’orizzonte che sorprende l’aria fresca del mattino. Diventa poi incontro, saluto, ascolto, sguardo, assemblea, teatro, scambio nello scandirsi della giornata. Che cosa c’è di bello? La profondità dell’universo scovata dagli esploratori dello spazio, l’orma indelebile dello scarpone sul suolo della luna, il puntino luminoso della terra che risalta di lontano come fosse il luccichio del pianeta Venere: la mostra ‘Explorer’ rivela l’audacia dell’uomo e la sua grandezza, immensamente piccola nello spazio attraversato da milioni di galassie. Più profondo dell’universo è il cuore dell’uomo. Ce lo rivelano due grandi personaggi, perennemente tesi nella ricerca. L’uno, Tolstoi, che percorre il vasto territorio dell’umano in tutte le direzioni senza arrivare alla mèta; l’altro, Péguy, nell’incontro con la carne di Cristo, sperimentata nella complessità della vita e proclamata nella limpidezza tagliente della parola. Le due mostre che presentano Tolstoi e Péguy vibrano tra le mille corde dell’umano, svelandone la drammatica bellezza sempre in movimento. E’ un gusto – finalmente – planare nell’ascolto di chi racconta la bellezza della missione e della comunione, dell’arte e della vita; il missionario impara il cinese e viene sorpreso dalla grazia di Cristo che sovverte tutti i suoi progetti; l’insegnante svela agli alunni un punto con il quale paragonare ogni esperienza della vita: come Gaudi che, ben prevedendo che non avrebbe visto il compimento della Sagrada Familia, ne innalza il frontale e le prime guglie, mostrando l’esemplare e l’attrattiva da proseguire. Bellezza delle cose e delle persone. Fino agli spunti più intensi: il lavoro quotidiano nei dipinti di Millet, svelato nella sua intensità e sacralità; le opere della carità e della solidarietà. Fino a quell’ultimo strano racconto: la bellezza più bella accade nella tragedia di Aleppo, tra le case dove cristiani e musulmani continuano a condividere il pane e la casa. E la speranza.


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