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2014-11-16
Nel mare dei problemi

Ci buttiamo nei problemi con l’ansia di risolverli e la pretesa di uscirne fuori. Immaginiamo una salvezza che si protende in un domani che, appena arriva, subito svanisce. Invochiamo i miracoli che ci sbarazzeranno da ogni impaccio. Alla fine qualcuno se la sbriga in anticipo con l’ultimo frammento di vita, togliendosela di dosso con propri mezzi. Ma si può vivere pensando di risolvere tutti i problemi o immaginando di poterne completamente fuggire?
Ultimamente sentivo ripetere da vari fronti una frase di don Giussani: “La soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno non avviene direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta". Possibile?
In un’intervista, Monsignor Amel Shamon Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, racconta: “Molti cristiani non potevano permettersi di andare via, soprattutto per ragioni economiche e di lavoro. Ho sempre cercato di dare loro la speranza, di far capire come è possibile vivere anche qui. Ho sempre detto che nonostante il rischio di essere uccisi tra un’ora o tra un minuto, è possibile vivere ogni istante con piena speranza e piena gioia”. Come ha capito che era possibile? “Ho cominciato a vivere io per primo così. E ho iniziato a comunicarlo nelle omelie e negli incontri. Col passare del tempo ho notato che la gente cambiava… Hanno iniziato a dirmi di avere bisogno di esser più attaccati alla nostra fede. Erano loro a dirmi che erano tornati a vivere dentro le tante difficoltà. Loro me lo dicevano a parole e io, dai loro occhi, capivo che era vero”. Quasi un’eco di queste parole, dalla Siria il gesuita padre Ziad Hilal che lavora nella città di Homs, racconta uno dei tanti segni di speranza dentro il dramma della guerra. Con i collaboratori dell’impresa umanitaria presso i rifugiati comincia a proporre delle pause di preghiera e di ritiro. “Siamo tornati a guardare il fatto che la vita è una cosa bella”, conclude.
Il frastuono che invade le nostre città è più discreto di quello dei luoghi di guerra, ma tanto insidioso. Ci illudiamo di risolvere i problemi attraverso una dose maggiore di impegno, senza sospettare di dover cambiare sguardo e cuore. Ma l’esperienza raddrizza lo sguardo. Accade di sentirci confortati e rilanciati da qualche giorno di ritiro o da un’improvvisa ventata di bellezza. Potremo riprendere uno sguardo vero e un cuore nuovo proponendo ad amici e conoscenti una cosa bella, un paradiso dipinto, un pellegrinaggio nella patria dei monaci, un tuffo nel magnifico mare della preghiera, o semplicemente una cenetta insieme per aiutarci a vivere le circostanze di fronte a Cristo che ogni giorno ci sorprende e ci abbraccia…


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