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2014-11-26
EVVIVA LA CARITÀ

Sfoderiamo un ricco elenco di luoghi, momenti e iniziative di carità. Parrocchie con punti di accoglienza e di distribuzione di alimenti o vestiti e altre imprese per soccorrere le necessità più impellenti. Centri organizzati a livello ecclesiale e civile, che accolgono, ascoltano, stilano statistiche, smistano le persone nei luoghi giusti, predispongono interventi mirati e calcolati. Ne risulta anche un palleggio di persone, che vanno indietro e avanti tra sportelli e competenze. Le risposte si fanno strada nella fitta boscaglia delle occasioni e delle disponibilità: qualcuno trova cibo, casa, accoglienza. Gente del posto e stranieri. Giovani uomini e persone anziane. Famiglie e malati. Intanto la crisi prosegue fino a diventare sistema e blocca la speranza: non potremo tornare mai più agli anni ’80.
Fin dove arriva la carità? Tutti i nostri tentativi non cambiano il mondo e i nostri vicini continuano a invecchiare e a perdere il lavoro. Moriremo cercando e sperando? Gesù insiste a dire: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare… Ero nudo e mi avete vestito… Ero malato e siete venuti a visitarmi… Quando, Signore?”. I poveri ci camminano accanto e restano sempre con noi, con bollette, sfratti, gas da pagare, pellet da procurare, il figlio disoccupato mentre anche il padre perde il lavoro, la casa che bisogna vendere, e via di seguito. Quanti ne salveremo? L’intero mondo dei poveri, chi potrà salvarlo? Eppure, dove la terra frana e le sicurezze si sfaldano, nascono nuovi rapporti, spuntano amicizie, si inaugurano collaborazioni e si intreccia una tessitura di nuova umanità. Si sperimenta che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
Forse l’ultimo scopo per cui veniamo immersi in questa situazione, con le sue pressioni e urgenze, le sue richieste e insufficienze, è cambiare noi stessi, sguardo e cuore. L’opera di carità ci educa e ci rinnova. Il cuore si intenerisce davanti a un’emergenza. L’occhio vede di più davanti a un povero reale e non cartaceo. Dentro il gesto di carità cammina la fede: fede è riconoscere Gesù presente. Siamo arrivati – alcuni – a riconoscere Gesù nell’Eucaristia. La carità ci conduce a riconoscerlo nel povero e nel malato: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me…”.
Avviene un progressivo passaggio: dalla preoccupazione per la nostra sussistenza; dalla cura dei nostri figli e della nostra famiglia; dal provvedere a cagnolini e tartarughe; dalla vigilanza sui nostri soldi e affari; e da tante altre cose che ancora ci bloccano… a una condivisione reale del tempo, delle energie, dei soldi, della vita. Fino a incontrare Gesù presente. Non è questa la carità più grande? Non è questo lo scopo della vita?


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