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2014-12-11
DIARIO ROMANO



L’abbraccio del Papa….
Il mio Diario romano comincia 50 anni fa. L’occasione per l’invito a partecipare alla Messa del Papa a S.Marta è data dal cinquantesimo anno dell’ordinazione sacerdotale, che allora fu subito seguita da un lungo soggiorno romano. Partecipo insieme con don Renato Feletti che ricorda a sua volta il venticinquesimo di sacerdozio, ma nello stesso tempo porto con me la moltitudine di persone incontrate e riconosciute in tutti questi anni. Il Papa è un uomo che prega, vive, parla; medita, sorride, incontra, ‘perde tempo’ con la gente, si ferma a baciare i bambini e saluta gli adulti. Già prima della Messa, me lo trovo d’improvviso davanti nella sala adibita a sagrestia, mi avvicino a baciargli l’anello e nel chinarmi penso: “Perché mi abbasso e non lo guardo in faccia?”, e alzandomi mi pare che lui pensi la stessa cosa. Si reca all’altare per la Messa; ha davanti una quindicina di sacerdoti e qualche decina di altre persone. Siamo nati dalla stessa storia di quest’uomo venuto dall’altra parte del mondo; ci apparteniamo reciprocamente per il legame con Cristo. Niente, nessuna incoerenza o persecuzione potranno fermare questa storia che cammina con noi se noi ci stiamo, ma che sa anche camminare da sola, con noi o senza di noi. La Messa procede ordinata ed essenziale, precisa.
La voce del Papa poco più che sussurrata, lui solo all’altare; all’offertorio due uomini si avvicinano per il servizio. L’omelia procede sui testi biblici del giorno, partendo dalla ‘vita interiore’ di Gesù con il Padre e lo Spirito Santo, e descrivendo il cuore umile, mite, che sente il bisogno di pregare, di aprirsi a Dio; Gesù, lui stesso emarginato, va in cerca degli emarginati. Alla preghiera eucaristica si accostano all’altare il cardinal Bertone che festeggia l’ottantesimo compleanno, e un altro vescovo. Finita la Messa, dopo un silenzio di ringraziamento, il Papa ci saluta uno ad uno in salone e con ciascuno scambia qualche parola.
L’indomani arriviamo presto in piazza S.Pietro per l’udienza generale, sistemandoci a lato del baldacchino. Piove, a scrosci. Quasi subito ci sorprende dall’altoparlante la voce del Papa. Con chi parla? E’ un saluto agli ammalati, ospitati in aula Paolo VI per l’inclemenza del tempo. Sembra un parroco che si scusa di doverli lasciare. “Ma dopo l’udienza all’aperto, ritorno”, dice. Eccolo arrivare in piazza, la attraversa nei vari settori fermandosi qua e là. Poi racconta del suo viaggio in Turchia. Infine, nuovamente si ferma a salutare varie persone.
La sera lo rincontriamo alla cena in Casa S.Marta, seduto al suo tavolo; lo vediamo alzarsi a prendere personalmente il cibo dalla tavolata delle pietanze…

….Nel cuore di Roma

Nella stessa giornata della Messa con il Papa ci viene presentata un’altra formidabile occasione. Don Vittorio Vianello, nostro ‘patron’ in questa ‘passeggiata’ romana, ci apre le porte per una visita alla Cappella Sistina e ad alcuni settori dei Musei Vaticani. Ci accompagna un giovane professore d’arte, a sua volta ‘figlio d’arte’, poiché il padre lavorava già nell’ambiente vaticano. Attraversando una fuga di sale e corridoi arriviamo ad alzare il capo e spalancare gli occhi sugli affreschi della Creazione del mondo e del Giudizio universale, sulle scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, sul volto dei profeti e delle sibille. Rimaniamo avvolti dall’intero dramma della storia del mondo. Entriamo nel ‘sancta sanctorum’ della Cappella Clementina, dove il Papa appena eletto va a pregare. Percorriamo le stanze di Raffaello e il corridoio delle carte geografiche, tra le quali individuiamo l’antico territorio della Diocesi di Chioggia e la laguna veneta con la cordonata dell’isola di Pellestrina. Percorriamo quasi di corsa l’ultimo tratto tra la folla discreta dei turisti.
Ci attende un’altra novità: il percorso nei corridoi degli scavi del sepolcro di Pietro. Non appena alle tombe dei papi. Più sotto. E’ una donna spagnola, che parla perfettamente italiano, a condurci per i meandri della necropoli del colle Vaticano, a individuare i sepolcri pagani frammisti a presenze cristiane. L’imperatore Costantino fece infrangere tutte le coperture dei tempietti sepolcrali, imbonendone di terra gli spazi per dare consistenza al terreno sul quale fece costruire la prima basilica di San Pietro. Proprio qui, facendo livellare un colle scosceso! Il tesoro rimase nascosto per sedici secoli. Il tesoro era ed è la tomba di san Pietro. Negli anni fortunosi della seconda guerra mondiale la chiaroveggenza di Pio XII fece liberare dall’enorme massa di terriccio tutta la vasta cavità, e sapienti archeologi individuarono il percorso e i segni che conducevano al sepolcro di Pietro. Da qui – dovessimo salire in linea retta – ci troveremmo sotto il baldacchino del Bernini nella Basilica di San Pietro e arriveremmo fino alla croce del cupolone. Così in alto è salito questo sepolcro, così in largo è cresciuta la sua estensione. In una preziosa mattinata abbiamo percorso un cammino a ritroso: dall’attualità vibrante dell’incontro con il Papa, alla magnificenza del rinascimento con Michelangelo e Raffaello, per raggiungere il cuore stesso del pescatore di Galilea, ucciso nella persecuzione di Nerone e incessantemente venerato come pietra fondante della Chiesa. E’ una roccia che segue, e anzi precede tutto il popolo di Dio.
Tornando a casa, lo sguardo che si posa sugli ambienti familiari continua a intravvedere l’orizzonte nel quale cose e persone di ogni giorno emergono in una nuova chiarezza e svelano la memoria di un’antica origine.


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