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2015-01-12
Violenze a Parigi (e in Nigeria...) Terrorismo a Parigi: 14 persone uccise… Terrorismo in Nigeria: 2000 persone uccise...
Lettera ad Avvenire, 10 gennaio 2014

Caro Direttore
vorrei condividere con lei due semplici riflessioni. Anzitutto, io sono Charlie. Le piazze francesi sono invase da persone che giustamente manifestano a favore della libertà di espressione. Nulla può impedire tale diritto, da lungo acquisito dalla cultura occidentale e giustamente da difendere. Anch’io mi unisco a loro. In verità, si tratta di riconoscere il fondamento cristiano di tale valore. Non si può bloccare tale libertà, per cui opinioni diverse, democraticamente si confrontano e in tal modo favoriscono il dibattito culturale, politico e civile. Non è ammissibile che, in nome di Dio o di ideologie, si uccida o si chiuda la bocca a chi non appartiene alla tua stessa sponda.
Ma devo anche dire, io non sono Charlie. Mi è capitato di vedere, scorrendo internet, alcune vignette pubblicate dal giornale satirico. Ne sono rimasto inorridito e mi sono sentito offeso nella mia fede cristiana (specie vignette riguardanti Benedetto XVI). Mi ha fatto molto male. Disegni di una volgarità estrema e di pessimo gusto. C’è, sì, una libertà, ma non c’è forse anche una deontologia professionale da rispettare? Ci hanno sempre insegnato che la tua libertà termina dove inizia la mia. Ciò vuol dire che è sempre urgente mantenere un corretto equilibrio tra le diverse possibilità….
padre Giuseppe Serighelli, passionista a Lourdes

La preghiera per le vittime… La responsabilità della fede cristiana che è vita e libertà... 9 gennaio 2015 ore 11.45
“Nella biblioteca risuona l’avviso che a mezzogiorno ci si sarebbe radunati tutti nel piazzale davanti all’edificio principale dell’Università per rispettare insieme un minuto di silenzio. La Francia ferita ricorda le sue vittime dell’attentato al “Charlie Hebdo”, un momento di calma apparente nell’agitazione creata dai media.
Quando mancano pochi minuti allo scoccare del mezzogiorno la biblioteca si svuota e decido di uscire anch’io. In fondo questa situazione non mi lascia indifferente, in qualche modo tocca anche me.
Fuori piove e non ho l’ombrello per cui mi copro come posso con il cappuccio. Mi ritrovo in mezzo a tante teste incappucciate come la mia, nel piazzale gremito di studenti che ancora parlano e scherzano tra loro. Allo scattare delle 12.00 il silenzio avvolge improvvisamente tutto e tutti, si può sentire il rumore delle gocce di pioggia cadere sull’asfalto. Tutte quelle persone come immobilizzate e qualche timido “Je suis Charlie” cerca di riempire il drammatico vuoto che si crea.
Chi colmerà questo silenzio? Non posso fare a meno di pensare a tutte le volte nelle quali mi sono ritrovata parte di un silenzio così e, istintivamente, quasi senza rendermene conto, non riesco a fare a meno di pregare.”
Giulia, studentessa universitaria
Quella domanda improvvisa, dentro a quel silenzio o dentro ai commenti più o meno inutili di questi giorni, diventa preghiera.

“Nell’affrontare questo pericolo la vera questione non è che cosa c’è da eliminare dalla società o dalla terra. La questione è se abbiamo qualcosa che vale la pena di affermare anche davanti a tali bestialità”.
Don Vincen Nagle,
www.ilsussidiario.net


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