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2015-09-13
CHIAMATO PER NOME


Siamo presi tra molti problemi e questioni. Tutti vivissimi e urgenti. Migrazioni per causa di guerre e persecuzioni. Famiglia e società con nuove teorie sui sessi e nuove proposte di convivenza. Misericordia e Giubileo. Sinodo e Convegno di Firenze. Una Chiesa e una società in fermento. Chi cammina a desta e chi a sinistra; avanti o indietro. Quale il senso di tutto, la direzione della vita, il cuore, lo scopo? Quale strada percorrere e dov’è la bussola per navigare? “Avete Mosè e i profeti”, troviamo scritto nella parabola. Ci basta?
Quando uno torna a casa dopo il lavoro e guarda in faccia la moglie e i figli, allora capisce. Quando un cristiano ascolta il Vangelo e sente la voce di Gesù che domanda: “E voi chi dite che io sia?” saltiamo fuori anche noi come Pietro e diciamo: “Tu sei Cristo”.
In quel momento cominciamo a prendere coscienza che tutta la nostra vita, la nostra persona, non è una barchetta sballottata dalle onde. Non siamo in un mare confuso e vuoto, senza costa e senza porto.
Diamo il nome a Uno, chiamiamo per nome Cristo. Come lui chiama per nome noi, come ha chiamato per nome Pietro e gli altri, la Maddalena e Zaccheo. In questo modo gli diciamo chi è Lui per noi, ed è il primo modo per stabilire un rapporto personale, per non considerarlo una mummia, una statua, un personaggio, un messaggio, un comandamento, ma per guardarlo come Persona. Vengono in mente gli episodi con gli indemoniati. Gesù si arrabbia quando essi lo chiamano per nome o dicono chi è! Gesù vuole farsi chiamare per nome solo dagli amici come Pietro, da coloro che lo vogliono amare e seguire. Come la Maddalena che lo chiama Rabbuni, Maestro mio. Il nome non è un titolo, una onorificenza, un dato teologico. E’ la persona, è Lui. Sai, quando una mamma chiama suo figlio, quando due innamorati si chiamano per nome!?! Lo scaturire improvviso del Suo nome rende familiare il nostro rapporto con Lui.
E allora, in mezzo a tutti i problemi, nella confusione delle teorie, nell’incertezza del cammino, nel timore di scelte difficili e controverse, e anche nei dibattiti pubblici, da dove cominciare? Cosa hanno fatto gli apostoli nella tempesta? Lo hanno guardato, lo hanno chiamato, Lui che stava dormendo sul paiolo della barca.
Vivere questo rapporto personale con Cristo dona sicurezza alla vita, diventa un ancoraggio del cuore e dell’anima, tiene saldo il timone nella giusta direzione. A che cosa serve dunque pregare, fare adorazione, leggere il Vangelo, se non proprio a far rinascere questo sguardo, questa voce, questo chiamare Cristo per nome e sentirsi chiamati per nome da Lui?


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