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2017-11-28
Dopo la Colletta Alimentare 2017

LA PIANTA E IL FRUTTO
Certe cose non ci passano nemmeno per la testa. Stimi, apprezzi, proponi un gesto bello e utile, ma poi tu non arrivi a farlo. Come un predicatore dal pulpito. Capita per tante cose, e in questi giorni è capitato per la Colletta Alimentare. Mai che ti fosse venuta l’idea di parteciparvi personalmente come volontario, mettendoti all’ingresso di un supermercato come tante persone amiche e sconosciute, pettorina al petto e sorriso splendente: “Signora, è il giorno della Colletta Alimentare. Una piccola spesa per i poveri”, quindi la consegna di sacchettino giallo e volantino. Di buon mattino partecipavi al fischio di inizio, al breve raduno nella piazzetta della Chiesa, con la preghiera dell’Angelus e le ultime indicazioni operative. Nel corso della giornata, facevi un salto al supermercato senza varcarne la soglia, davi un caloroso saluto agli amici appostati all’ingresso, e consegnavi una sommetta con la raccomandazione-scusa: “Fate la spesa della Colletta al posto mio; voi sapete scegliere i prodotti!”. E via.
Quest’anno ti ritrovi a indossare la pettorina gialla e ad appostarti all’ingresso del supermercato; trovi altre persone ‘nuove’ e sai di ragazzini, suore e genitori appostati in varie località. Lieti tutti di intercettare i volti della gente, e più lieti ancora di essere riconosciuti: semplicità e cordialità e quasi entusiasmo, qualche spiegazione, qualche rapida confidenza, come accade quando si cammina in strada; appena qualche cliente scivola via con passo veloce e viso rabbuiato.
La decisione di condividere la Colletta facendola, è spuntata da sola e si è fatta ritrovare da diverse persone come il sole al risveglio del mattino. Dev’essere maturata in una sorta di contaminazione positiva: gli amici, la gente più varia, il diffuso clima di partecipazione, l’evidenza del vantaggio che ne deriva ai poveri, il consenso esplicito della Chiesa, fino al vescovo e fino al Papa, hanno fatto diventare ‘naturale’ questo gesto.
A questo punto sorge una domanda: quanti passi occorrono per la conversione? Questa volta si trattava di un gesto piccolissimo, che comportava un passaggio minimo. E quando è in gioco un cambiamento di vita? Quanti passi, quale maturazione, quali benefici influssi, quale moto del cuore occorre? Desideriamo e invochiamo che il figlio, il marito, l’amico e l’amica, l’alunno, il collega, facciano un passo di conversione verso la fedeltà, verso la missione, verso un ravvedimento e una ripresa. Dalla conversione di Zaccheo al pentimento di Pietro, dall’uscita fuori del vizio fino al coinvolgimento in un’opera di carità, ci insegue la paziente misericordia di Dio e la sua generosa bontà. E finalmente vedi sbocciare un frutto buono e nuovo dalla pianta antica.


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