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2014-03-27
QUEL CHE TIENE
E’ bello camminare in strada. Senti tutti i discorsi della gente, a spezzoni. Non ti dico al Giovedì mattina, nella ressa tra le bancarelle del mercato: il medico, la visita, i soldi, la banca, i bambini, la scuola, la suocera, i cibi, le ricette, l’ultima puntata in tivù, e naturalmente i vestiti le compere fatte o da fare. I problemi scoppiettano ma raramente si infiammano. In ben altri luoghi e momenti le persone svelano drammi e tragedie, anche oltre il mangiare, il vestire, la salute e i figli. Come si fa a vivere? Bisognerà prima risolvere tutti i problemi - uno dopo l’altro - per vivere finalmente? Nella frantumazione dei desideri, nella dispersione di attese fragili come un fiore, tutti cerchiamo un punto di attracco, un luogo di speranza. Nella congerie delle situazioni, preoccupazioni, complicazioni, incertezze e difficoltà, rimonta fortissimo il richiamo all’essenziale, qualcosa che sorregga la struttura della vita. Dentro l’orizzonte a tratti oscuro, che impedisce di vedere il sole, abbiamo bisogno di una certezza capace di attraversare le nubi e di schiarire i passi della vita. Chissà come si sentiva Gesù di fronte all’umanità ferita che lo circondava d’ogni lato: malati e peccatori, gente di testa dura e cuori di sasso, nemici aperti e avversari subdoli? Che cosa lo sosteneva di fronte al dramma delle pecore senza pastore e del mondo da salvare? Come faceva a vivere senza rincorrere i problemi ad uno ad uno e a non rimanerne sommerso? Ho davanti le immagini dei Vangeli delle domeniche di Quaresima: Gesù nel deserto delle tentazioni e sul monte della Trasfigurazione; al pozzo della samaritana e con il cieco nato. Dove guarda Gesù? A quale sostegno è attaccato? Gesù ci tiene al rapporto con il Padre. Unito a Lui patisce la fame e la sete, scende dal Tabor e sale il Calvario, affronta il pregiudizio dei farisei vecchi e nuovi e la condanna di Pilato. Fin sulla croce grida: “Padre!”. E gli altri? E i suoi? E io? In tutto quel che accade e in tutto quello che c’è da fare, dov’è l’essenziale? La samaritana e il cieco – semplicemente –riconoscono Gesù come Salvatore; Pietro grida a Lui, nella barca in tempesta o nelle prigioni di Erode. Che cosa è dunque da tenere e dove dobbiamo tendere, negli strappi e nelle altalene della vita, nelle promesse e nelle delusioni dell’impresa pastorale? Papa Francesco invita ‘ogni cristiano, in qualsiasi situazione si trovi, a rinnovare il suo incontro personale con Cristo, o almeno a prendere la decisione di farsi incontrare da Lui’.

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